Didattica e Culture digitali

Una Bottega per rinnovare la Didattica

La scuola trasmissiva, sulla spinta della cultura digitale, è in profonda crisi. Gli insegnanti, lasciati a se stessi, si sentono spaesati a contatto con i digital natives e non riescono a modificarsi, oscillando tra innovazione e adattamento, ancorati al tradizionale spesso con la certezza di possedere ancora la verità.

Le risposte istituzionali, tendono, in genere, ad una modernizzazione di facciata: non basta l’uso di nuove tecnologie (PC, LIM, Tablet, etc..) per una scuola di qualità e per modificare il rapporto pedagogico; l’uso di mezzi moderni non è condizione sufficiente per modificare la sostanza del rapporto educativo, basato ancora sul docente che trasmette e l’alunno che deve solo ricevere. Una Scuola che tiene conto della Galassia Gutenberg e della Galassia Internet usa una didattica collaborativa, laboratoriale, che integra i vari saperi ed usa le diverse risorse a disposizione, nella prospettiva di passare da una concezione trasmissiva della conoscenza ad una didattica laboratoriale, permeata dalla cultura digitale. Da anni, la Bottega della Comunicazione e della Didattica, progetto-laboratorio contro la dispersione scolastica, ha l’obiettivo di modificare le modalità di elaborazione della conoscenza, rendendo l’insegnamento/apprendimento più attraente, coinvolgente e rispondente alle richieste della società della conoscenza a livello europeo; si sperimenta, facendo riferimento

  1. a) alle innovazioni pedagogiche della seconda metà del secolo scorso:

-la Pedagogia Popolare del M.C.E., la Scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani, la Pedagogia dell’inclusione di Andrea Canevaro, la Grammatica della Fantasia di Gianni Rodari, la Maieutica e l’Empowerment di Danilo Dolci, l’Educazione come pratica della Libertà di Paulo Freire, e tanti altri ancora

  1. b) ed alle ricerche ultimamente sviluppatesi in campo psicopedagogico:

– la Teoria delle intelligenze multiple di H. Gardner sulle caratteristiche della mente umana, il Costruttivismo sociale e l’Apprendimento significativo di Ausubel, la Rappresentazione della Conoscenza con mappe di J. Novak.

Il tutto, tenendo conto della cultura digitale, che sta entrando sempre di più a pieno titolo nella scuola.

In Bottega si sperimenta e si verifica così un modello pedagogico in un contesto di apprendimento cooperativo caratterizzato dalle ICT, per un’alternativa alla banale trasmissibilità del sapere e ad una concezione depositaria dell’Educazione. La metodologia, sperimentata con alunni di scuola elementare[1], media, superiore e universitari[2] (oltre a numerose esperienze di formazione per insegnanti[3]) risulta essere plurale:

– si inizia con un brainstorming per impostare gli argomenti (di solito interdisciplinari per superare la settorialità delle discipline), per individuare nodi concettuali su mappa (redatta con PC) proiettata su schermo; il docente aiuta gli studenti ad esprimersi per incentivarne la partecipazione e tener conto delle conoscenze pregresse;

– si lavora costituendo piccoli gruppi cooperativi (a ciascuno dei quali è assegnato il ramo della mappa che più interessa) in base alle Intelligenze Multiple (tenendo conto della diversità degli stili cognitivi dei partecipanti) individuate con l’uso di apposito software;

– per ricerca e approfondimento, si usano oltre agli strumenti tradizionali come libri, etc.. alcuni PC collegati a Internet, affrontando temi da sviluppare poi con modalità di ricerca e comunicazione più congeniali ai singoli e i singoli gruppi organizzano la presentazione della conoscenza con mappe (software free) e con tecnologie avanzate (PC, LIM, Rete Internet, Tablet, etc);

– il docente non è un più semplice trasmettitore di conoscenza, ma diventa un suscitatore di interessi, correttore di bozze, trainer, definitore-illustratore di un percorso, base di partenza di approfondimento individuale e collettivo, che costituisce nuovo studio per gli studenti.

– l’offerta di materiali da studiare non è preordinata, ma si trasforma in percorsi conoscitivi flessibili e personalizzati; gli studenti non utilizzano solo il sapere codificato del libro di testo, ma integrano i saperi attraverso una varietà di strumenti e fonti: Internet, insegnante, film, esperti, libri, etc.

– l’esperienza si conclude producendo un multimedia e l’autovalutazione del lavoro svolto (prodotto e percorso).

– I risultati sono interessanti per l’uso di un’unica metodologia a diversi livelli di scuola (compresa Università), e la riproducibilità dell’esperienza in contesti diversi.

-C’è una certa resistenza a cambiare da parte di alcuni docenti che vedono così diminuita l’importanza del proprio ruolo, mentre invece è giusto il contrario; l’insegnante assume un compito molto più stimolante ed importante.

-La Bottega[4] può essere un riferimento per attuare una didattica collaborativa-inclusiva e per lo scambio con realtà didattiche anche internazionali, sito www.bottegacd.it (mailing list di circa 17.000 nominativi di tutto il mondo).

Sono similmente sperimentati laboratori con docenti di ogni ordine/grado di tipo interdisciplinare (per superare l’“obsoleto” sapere settorializzato) con la redazione/realizzazioni di portfolii insegnanti.

 

da Gutenberg ad internet
da Gutenberg ad internet

 

 

 

[1] Una esperienza significativa si è svolta con un gruppo di bambini diversamente abili di una scuola primaria

[2] Per alcuni anni la metodologia della Bottega è stata usata nel Laboratorio Media e Sviluppo Psicologico della facoltà di Scienza della Comunicazione dell’Università di Cassino (FR), polo didattico di Sora.

[3] Nel progetto A WeBottega for the Peace abbiamo ospitato insegnanti palestinesi, israeliani e napoletani in dialoghi, laboratori, orientamenti educativi per un confronto sulle rispettive esperienze, volte a favorire inclusione, partecipazione e convivenza tra culture diverse.

[4] La Bottega si è recentemente costituita come Associazione per poter più agilmente intervenire sul territorio con la propria metodologia